RESIDENZA LELASTIKO – Progetto « Water Mirror » a Perchtoldsdorf, 6-10 novembre 2023

Report, 6-10 novembre 2023

BG/BRG | Gymnasium, Realgymnasium
Artisti de Lelastiko: Marina Rossi (danza e coreografia) Davide Sforzini (arti plastiche e danza)
Tutor del Liceo: Alexandra Daemon Matthias Suske

Nel progetto « Water Mirror », programma Europa Creativa, che la compagnia Lelastiko di Brescia_Italia, sta realizzando dal 2022 con le compagnie Procédé Zèbre di Vichy_ Francia e Studio Teatar di Zenica_ Bosnia Erzegovina, abbiamo programmato una fase chiamata DISSEMINATION.

In questa tappa progettuale andremo ad incontrare altri gruppi coinvolti a vario titolo, nel progetto WiM Laboratories Iuvenis II _ programma Erasmus + in Austria, Germania e Romania, per confrontare il dispositivo pedagogico e creativo che nel periodo 2022-2023 abbiamo ideato e sperimentato in occasione di residenze artistiche, workshop e performance in Bosnia, Francia, Italia per Water Mirror.  Per noi de Lelastiko è stato un piacere accogliere l’invito del Liceo di Percholdsdorf, e ideare con i tutor Alexandra e Matthias il filo rosso del percorso che ha visto la partecipazione di due gruppi di giovani, per un totale di 28 studenti.

Percholdsdorf è un paese incantevole, con un centro storico medioevale, una cattedrale ed un castello molto belli, e un territorio immerso nel verde e in vasti vigneti, che lambisce la periferia di Vienna con cui confina.

Con Matthias ed Alexandra abbiamo avviato uno scambio di idee e di tematiche in un tempo antecedente alla nostra partenza. Questo ci ha permesso di mettere a fuoco una struttura, con vari punti, per progettare e ideare il piano di lavoro che poi abbiamo concretizzato durante i giorni di permanenza al Liceo.

In linea con il progetto Water Mirror_ Miroir d’Eau siamo partiti dal pensare la “memoria”, le “memorie collettive e individuali”, come fonti da cui attingere per nutrire una riflessione sul tempo presente, su quanto accomuna o differenzia la nostra storia europea e su come fatti concreti ed attuali siano specchi e riflessi di accadimenti passati. Accadimenti integrati o dimenticati dentro quel bagaglio comune che caratterizza un luogo e la collettività che lo abita. E, di come, un processo di apprendimento circolare e cooperativo che crea un ponte tra pratica artistica e pedagogica veda i partecipanti divenire a loro volta creatori, portatori di contenuti attivi, in uno scambio di competenze e conoscenze con altri studenti, con artisti ed insegnanti, rafforzando l’autonomia sia del gruppo che della prassi di ricerca e di produzione artistica.
Sostenere la comunicazione come atto di incontro e di apertura verso ciò che è altro da noi, grazie all’arte è un altro cardine del progetto Water Mirror.  Quindi danzare, per lasciare la parola al corpo. Incontrare i materiali per trasformarli. E porsi domande dentro una babele di lingue che abbiamo vissuto non come caos, ma come ricchezza per trovare nuove parole e forse, anche, nuovi significati. Austriaco, Francese, Italiano e Inglese sono state le quattro lingue che si sono incrociate, scontrate, affiancate, nei giorni di lavoro.

We discovered that
la mére de Ella est belge,
tandis que la nonna di Laura è italiana e quindi abbiamo chiesto loro di inserire alcuni testi in queste
lingue che hanno appreso in famiglia…what a good idea!! Wörter, die sich kreuzen…

Questa residenza artistica ci ha permesso di affacciarci alla storia delle Seegrotte, il più grande lago sotterraneo d’Europa creatosi per un’esplosione dentro una cava di gesso, ora luogo turistico d’eccellenza.

Ma Seegrotte ha significato durante la seconda guerra mondiale, deportazione e lavori forzati, per prigionieri e internati dai campi di concentramento, impiegati per la produzione di parti di aerei bellici, in condizioni disumane. Molti vi hanno trovato la morte. Torture, sfruttamento, crudeltà e sadismo, hanno trovato qui il loro palcoscenico. Di questa storia si racconta poco, e molto si scorda. La visita con studenti, insegnanti e storici alle Seegrotte, ci ha portati direttamente dentro ai temi da approfondire e sviluppare con i ragazzi durante il laboratorio. Cosa portare con se’ di questa STORIA che è storia reale europea? Cosa raccontare, cosa elaborare attraverso danza, parola, testi, arti plastiche? Vicino alle Seegrotte, in un campo, esiste un Memoriale dove su una stele si trovano nomi di deportati politici che sono morti in questi luoghi vicini a Pertcholdsdorf.

E questi nomi hanno originato per noi un appello a voce alta, nella performance che abbiamo ideato, per testimoniarne le esistenze. Partendo da un lavoro affine a quello dell’arte dell’artista siciliano, maestro della poesia visiva Emilio Isgrò, Davide Sforzini ha condotto un lavoro di cancellature dai flyer pubblicitari per i turisti delle Seegrotte. Il processo messo in atto conduce alla nascita di nuovi testi, nuove frasi, nuovi e diversi racconti; cancellare significa rivelare, rivelare il significato profondo delle parole che escono dal proprio contesto per ricomporsi in nuovi significati. Lavare la storia, lavare i giornali, lavare per cancellare, per togliere, per smacchiare, per offuscare. Cosa rimane? Quanto si trasforma e cosa resta?

Vicino alle Seegrotte nascerà un supermercato, sopra terreni che quasi certamente (da fonti storiche) sono sede di fosse comuni. dove si trovano senza nome, storia e memoria, esseri umani che hanno pagato con la vita il prezzo, che qualcun altro ha stabilito, per la loro esistenza.
Sempre nel lab di arti plastiche Davide ha costruito con le studentesse e gli studenti una grande coperta di plastica realizzata con sacchetti della spesa, involucri di confezioni di prodotti da supermercato. Il processo compositivo si è basato sul comporre i materiali per colore e dimensioni, fino a formare una copertura di circa 4×4 metri che vuole evocare la preziosità dei mosaici, il rivestimento prezioso dell’arte antica, metafora del rivestimento commerciale e capitalista, capace di coprire e nascondere la memoria con prodotti colorati e seducenti.

Nel laboratorio di danza proposto da Marina, si è partiti dal mettere in gioco il corpo nella sua pluralità di livelli, portando cura a qualità e dinamiche della gestualità, praticando sia in grande gruppo che in piccoli gruppi, lasciando il tempo per “incorporare” quanto proposto e dando spazio all’espressione delle diverse singolarità nel movimento e nella creazione di coreografie collettive e individuali.
Voce e canto hanno affiancato parte del processo: un altro mondo dentro cui confrontarsi assieme facendone esperienza diretta assieme o in solo, per cantare una canzone, fare un appello, leggere un testo.

Questa strofa di una famosa canzone italiana, cantata con dolcezza dagli studenti nella performance finale, ci ha dato i brividi.

Dormi sepolto in un campo di grano,
non è la rosa, non è il tulipano,
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi,
ma sono mille papaveri rossi…

Fabrizio De André _ La guerra di Piero

 

Non sono mancati i momenti di confronto, le domande. Congiuntamente alle idee trovate man mano, allo scambio di opinioni, alla ricchezza del gruppo, vi sono stati momenti di inciampo o difficoltà.

Pensiamo ad alcuni snodi fondamentali come:

  • mantenersi concentrati per tempi lunghi
  • trasporre immagini e contenuti da un piano concreto ad uno astratto o simbolico
  • esporsi in prima persona di fronte al gruppo-classe
  • sperimentare movimenti inconsueti
  • lasciar emergere la propria singola voce
  • sostenere il lavoro degli altri continuamente
  • ricordarsi della struttura performativa
  • rispettare le diversità
  • superare le resistenze entrando in proposte inconsuete o meno ordinarie.

Per noi, impegnati nella conduzione si è trattato di:

  • capire come trasmettere con chiarezza un concetto o un’idea attraverso arti plastiche, danza, teatro, voce e canto
  • coinvolgere i partecipanti in un’idea ancora “in fieri” che si costruisce man mano
  • non fare cadere il livello di attenzione
  • prenderci cura di ogni partecipante rispettandone i tempi, le risorse, le difficoltà, le competenze
  • svoltare o ridefinire il percorso immaginato, se necessario e proficuo, anche a costo di ribaltare il planning di una sessione di laboratorio
  • metterci in discussione, senza perdere il nostro ruolo di conduzione
  • aprirci a domande e dubbi accogliendo anche i contrasti
  • porci in modalità aperta e cooperativa sia con il gruppo che con i tutor.

In cinque giorni di residenza, supportati da Alexandra e Matthias, arricchiti dal confronto con gli studenti abbiamo creato una performance di 20 minuti, che è stata presentata davanti ad un pubblico di famigliari ed insegnanti, nel pomeriggio di venerdì 10 novembre.

In una sessione del laboratorio ci siamo addentrati, accogliendo la proposta dei tutor, dento un altro ambito. La festa del vino del paese è un momento in cui la comunità si raccoglie attorno a vecchi rituali, continuamente rinnovati, perché condivisi e celebrati. Creando un ponte con l’Italia e le sue tradizioni abbiamo proposto la Tammuriata, danza che si rivolge alla terra, al raccolto, alla festa, alla convivialità. Davide, esperto di danze del sud Italia, ha proposto questo ballo, tipico della tradizione dell’area vesuviana, in Campania, vicino a Napoli: una danza antichissima attestata già come tradizione in mosaici dell’antica Roma, forse di origine greca. Si tratta di un ballo rituale, tradizionalmente danzato in primavera (in maggio) fatto di gesti che ricordano la raccolta dei frutti e del grano, l’unione che produce energia vitale. Il rito veniva effettuato nei campi per rigenerarne la forza e accogliere la nuova semina.